INAIL: il rischio di caduta in piano

Data pubblicazione: 12/07/2021
approfondimento sicurezza

Come valutare il rischio di caduta in piano

Manuale INAIL - Valutare il rischio di caduta in pianoValutare il rischio di caduta in piano, il primo di sei manuali operativi inerenti alla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblicato nel corso del progetto RAS, Ricercare e Applicare la Sicurezza, condotto da Inail Campania e Università degli Studi di Napoli Federico II.
PREMESSA

Gli infortuni collegati a scivolamento e caduta sui luoghi di lavoro rappresentano il maggior numero di infortuni in tutti i settori lavorativi, compreso il lavoro d’ufficio, e sono motivo delle principali assenze dal lavoro superiori ai tre giorni specialmente nelle piccole e medie imprese (PMI) [fonte: lo stato della sicurezza e della salute sul lavoro nell’Unione europea, studio pilota 2000 dell’agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, Lussemburgo 2001, ISBN 92-95007-08-5].

In Italia le statistiche riflettono il trend europeo e le cadute in piano rappresentano la terza causa di infortunio di tutti i comparti produttivi con circa il 15% di tutti gli infortuni di cui sono note le cause. Le cadute in piano causano infortuni anche gravi nei lavoratori con una durata media di assenze di 38 giorni, durata superata soltanto da quelle dovute alle cadute dall’alto e dagli infortuni per impiglio/aggancio (rispettivamente, di 47 e 49 giorni).

Aspetti normativi da rispettare

Il rischio di caduta in piano da scivolamento rappresenta oggi un rischio normato dal d.lgs. 81/08 e s.m.i., che il datore di lavoro è obbligato a valutare, per identificare adeguate misure di miglioramento.

L’art. 7 secondo comma del Decreto del Presidente della Repubblica n. 303 del 1956, ripreso e modificato prima nell’art. 33 del d.lgs. n. 626 del 1994, e poi al paragrafo 1.3.2. del d.lgs. n. 81 del 2008, prevede che i pavimenti presentino condizioni tali da rendere sicuro il movimento e il transito delle persone e dei mezzi, prescrivendo che questi siano fissi, stabili ed antisdrucciolevoli, esenti da protuberanze, cavita o piani inclinati pericolosi, oltre ad essere non ingombrati da materiali che possano ostacolare la normale circolazione.

Ciò nonostante, nella pratica corrente, la valutazione del pericolo caduta viene condotta solo per gli ambienti nei quali questo è riconosciuto come rischio specifico e porta abitualmente alla prescrizione di calzature con suola antiscivolo; tuttavia, le mutevoli condizioni di esercizio possono determinare situazioni di usura, umidità superficiale e contaminazione, che influiscono sulla sicurezza delle pavimentazioni, compromettendo spesso anche la sicurezza dei lavoratori che indossano DPI.

Nel rispetto di quanto imposto dal d.lgs. 81/2008 e s.m.i., che all’art. 2 lettera q, definisce la valutazione dei rischi come la valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori presenti nell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività, per individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione ed elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza, la valutazione di questo rischio si deve estendere anche al terziario per il quale è importante prendere appropriati provvedimenti per evitare che si possano verificare rischi non solo per i propri dipendenti ma per tutti i soggetti che, per qualsiasi motivo e indipendentemente dal tempo di permanenza, sono presenti nell’ambiente di lavoro.

Il rischio scivolamento e il coefficiente di attrito

Come abbiamo visto sul piano legislativo, gli infortuni provocati da scivolamento o inciampo sulla superficie di calpestio vengono generalmente ricondotti anche dalla letteratura e dalla normativa tecnica-edilizia al valore della resistenza allo scivolamento delle pavimentazioni. In effetti, la caduta sullo stesso livello è prevalentemente riconducibile ad una inadeguata interazione tra la superficie della suola della scarpa e la superficie del pavimento ed è fortemente condizionata dalla resistenza allo scivolamento della superficie di calpestio.

Come abbiamo visto sul piano legislativo, gli infortuni provocati da scivolamento o inciampo sulla superficie di calpestio vengono generalmente ricondotti anche dalla letteratura e dalla normativa tecnica-edilizia al valore della resistenza allo scivolamento delle pavimentazioni. In effetti, la caduta sullo stesso livello è prevalentemente riconducibile ad una inadeguata interazione tra la superficie della suola della scarpa e la superficie del pavimento ed è fortemente condizionata dalla resistenza allo scivolamento della superficie di calpestio.

Rischio scivolamento

Il parametro generalmente utilizzato per descrivere il livello di scivolosità di una superficie è il coefficiente di attrito radente statico o dinamico, che corrisponde ad una grandezza adimensionale dipendente dalle caratteristiche dei materiali delle due superfici che vengono a contatto durante il cinematismo (suola scarpa/superficie pavimentazione). Maggiore è il coefficiente di attrito che caratterizza la superficie del rivestimento della pavimentazione, minore è la sua scivolosità.

Ma analogamente, maggiore è il coefficiente di attrito, maggiore è anche la possibilità di inciampo.

Tabella prove su piano inclinato

L’attrito è, quindi, determinato da un fenomeno di interazione tra entità diverse, scarpa e pavimento, ed il suo valore risulta condizionato da fattori oggettivi (tecnici, ambientali e funzionali-spaziali) e soggettivi (umani/comportamentali).

La determinazione del valore del coefficiente d’attrito che possa ritenersi sufficiente ad assicurare adeguati livelli di sicurezza allo scivolamento deve quindi tener conto di fattori eterogenei, quali l’esposizione alle condizioni ambientali, quali temperatura, umidità e pioggia; deve distinguere i rivestimenti di pavimentazioni per interni e quelli per esterni; deve considerare le attività insediate e la destinazione d’uso dell’ambiente in cui la pavimentazione è messa in opera, in relazione alla maggiore o minore esposizione di questa ad agenti contaminanti, macchianti, filmanti e alteranti in genere. A questi vanno aggiunti i fattori legati alle caratteristiche fisiche e comportamentali degli utenti, dei quali vanno considerati le abilita fisiche in generale, in termini di abilità motoria, forza muscolare, capacità di equilibrio, funzionalità articolare, resistenza agli sforzi; le abilità percettivo-sensoriali, quali vista, udito, tatto; le abilità psico-cognitive, come la capacità di attenzione, di memoria e ragionamento, la capacità di orientamento, ecc.; nonché i possibili usi impropri degli spazi da parte degli utilizzatori, come il mancato rispetto di regole sull’abbigliamento, il consumo di cibi in luoghi non destinati a tale funzione, cicli irregolari di pulizia ordinaria e straordinaria, ecc.

Coefficiente di attrito dinamico

Dall’analisi di quanto pubblicato emerge che la scivolosità dei materiali per pavimentazione può variare in modo significativo in rapporto al tipo di posa in opera (stuccatura, lucidatura), in rapporto al periodo di utilizzo e di manutenzione o di usura nel lungo termine. Inoltre, i dati semplicemente restituiti come misura del coefficiente di attrito (CoF) non possono essere considerati assoluti ma vanno rapportati al tipo di test effettuato, poiché lo strumento di misura impiegato e le modalità di effettuazione del test, possono influire sulla validità dei dati rilevati.

 

Manuale INAIL - Valutare il rischio di caduta in piano

Valutare il rischio di caduta in piano

 

Namirial S.p.A. si rivolge ai professionisti, alle imprese edili e ai tecnici che operano nel campo dell’edilizia, offrendo loro le soluzioni informatiche più adatte. Sicurezza Lavoro è il software per l’elaborazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) e la valutazione di tutti i rischi specifici a cui sono soggetti i lavoratori nei luoghi di lavoro. Uno strumento flessibile, professionale e completo che a breve si aggiornerà del Rischio cadute in Piano secondo il protocollo per la misura non strumentale individuato nel manuale operativo in oggetto.

 

 


Autore:

Giuditta Floridia

 


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